In “The Truman Show”, il protagonista è costantemente osservato da un pubblico invisibile.
Una parabola antesignana degli odierni influencer, che sono però consapevoli e desiderosi di essere costantemente sotto i riflettori. O almeno finché le cose vanno bene.
Nel mondo digitale, la fama può trasformarsi rapidamente da un fiume di opportunità a un susseguirsi di scandali. L’esempio più recente e altisonante è la storia dei prodotti Balocco sponsorizzati da Chiara Ferragni. Un’azione commerciale giudicata ingannevole in quanto, secondo Antitrust e Codacons, si lasciava intendere che il ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza, mentre in realtà la donazione era già stata fatta prima della messa in commercio dei prodotti dolciari griffati.
La notizia si è diffusa a macchia d’olio, e da lì in poi è andata sempre peggio per la fondatrice di The Blonde Salad.
Il video di scuse in abiti ben diversi da quelli indossati di solito e le lacrime -da tanti giudicate “di coccodrillo”- non sono servite a placare la polemica, anzi hanno gettato benzina sul fuoco.
L’effetto domino dall’abbandono dei brand alle accuse verso Fedez
In pochi giorni, i Ferragnez sono passati da idoli del popolo a bersagli di una critica molto accanita, e nel corso della vicenda i due si sono separati.
Appena l’eco della vicenda Balocco-Ferragni si è amplificato, a uno a uno i brand che collaboravano con l’influencer si sono allontanati. È emblematico l’esempio di Pantene, a cui Ferragni da anni prestava il volto, e che ad oggi si è rivolto ad una modella israeliana dalla fisicità simile alla precedente testimonial.
A complicare ulteriormente la situazione, l’uscita del libro-inchiesta di Selvaggia Lucarelli, “Il vaso di pandoro”, che non solo ha riacceso il dibattito sullo scandalo dei pandori Balocco, ma ha anche svelato dei retroscena che coinvolgono anche i figli di Chiara Ferragni, e persone che gravitano intorno alla sfera della coppia.
Infine, Fedez è stato coinvolto in un altro scandalo quando è stato indagato per una rissa avvenuta in una discoteca milanese. Questo evento ha ulteriormente eroso la reputazione della coppia, alimentando il fuoco delle critiche e sollevando domande sulla condotta personale degli influencer.
Quello appena descritto è forse il più grande scandalo da quando la parola influencer è entrata nel nostro vocabolario.
A prescindere dall’esito delle indagini delle autorità competenti, la carriera di Ferragni in questo settore è probabilmente arrivata al capolinea.
In primis, è stato scalfito il principale asset che faceva di Ferragni una delle personalità più in vista nel panorama social e della moda: i follower. Dall’inizio della faccenda ne ha persi 3 milioni solo su Instagram. Una bazzecola, se consideriamo che non sono neanche il 10% della sua fan-base, ma continua a sussistere una lenta e inesorabile media di -3000 al giorno.
In secondis, a distanza di ormai mesi, gli occhi dei media sono ancora morbosamente puntati su Ferragni e l’ex marito. Quest’ultimo, dopo aver apertamente preso le distanze dalla vicenda durante il programma “Belve”, è di recente uscito in pubblico con una possibile nuova fiamma, e la notizia è ben presto rimbalzata tra tutte le testate digitali.
Sarà un caso, ma dopo poche ore, Ferragni pubblica questo video sul profilo TikTok:
Che il commento fosse innocente o una frecciatina, gli utenti continuano a cercare messaggi subliminali dappertutto. Chi con buone intenzioni, e chi con l’unico scopo di fare notizia.
Fama fragile e capri espiatori
Quando un fatto viene associato a un volto così conosciuto, è assai troppo facile saltare a conclusioni, ignorando qualsiasi grado di giudizio (un esempio: ricordate le accuse di violenza nei confronti di Johnny Depp? Ricordate com’è finita?).
Fino a poco tempo fa credevamo che essere riconoscibili significasse semplicemente essere famosi. Ora sappiamo che comporta anche essere facili da additare, accusare. Nei casi peggiori, facili da perseguitare. I motivi principali sono:
- La sovrapposizione tra brand e persona: il classico marchio è un insieme di valori e significati dietro al quale lavorano molti individui senza volto, mentre l’influencer “vende” sé stesso e risulta quasi impossibile tenere separate vita professionale e privata;
- Le notizie sui new media, siano esse cronaca o fake news, corrono più veloci della giustizia e si diffondono in modo virale
- L’opinione dell’utente medio si forma in base alla quantità di pareri, non alla qualità
È quindi probabile che, se tutti i giornali o i social descrivono negativamente un singolo individuo, si diffonderà l’opinione che ciò sia vero e la sua reputazione sarà rovinata.
All’inverso, se ad essere accusato -anche di fatti molto gravi- è un gruppo numeroso e indistinto di persone, la probabilità che i singoli subiscano la gogna mediatica è più bassa.
Ndr: il cosiddetto Pandoro-Gate è stato e rimane un’azione esecrabile, l’autrice tiene soltanto a sottolineare quanto le conseguenze più gravi siano ricadute sulla testimonial e siano invece state “diluite” per l’azienda
Conclusioni
La vicenda di Chiara Ferragni e il cosiddetto “Pandoro-Gate” offre un’importante lezione sui pericoli e le responsabilità legate alla vita da influencer. Questo episodio ha messo in luce come la fama possa rapidamente trasformarsi in un’arma a doppio taglio, dove la percezione pubblica e le narrazioni mediatiche possono demolire anni di costruzione di un’immagine pubblica. La storia dei Ferragnez ci ricorda che nel mondo digitale, la linea tra vita privata e professionale è estremamente sottile e che gli influencer, a differenza dei marchi tradizionali, mettono in gioco la propria persona, rendendosi vulnerabili a critiche e scandali. Nonostante tutto, l’influencer marketing continuerà ad evolversi, spingendo sia le personalità pubbliche che i brand a riflettere più attentamente sulle implicazioni etiche delle loro azioni e sulla necessità di trasparenza e autenticità nelle loro campagne.