Panoramica attuale sull’interesse della digital transformation

Il budget che, a livello mondiale, le aziende hanno scelto di destinare all’advertising online ha raggiunto, nel 2017, una percentuale prossima al 37%, mentre nel 2018 è oltre il 40%. Questo fenomeno in continua crescita fa parte di un vero e proprio processo di “digital transformation”, di portata decisamente ampia, che vede gli investimenti interessare dati, tecnologia ed innovazione. A favorire tale processo è la volontà, da parte di realtà appartenenti a settori differenti tra loro, di condurre verso un nuovo livello i rapporti con i consumatori. I media “classici”, estremamente diffusi fino a pochi anni fa (dalle TV a pagamento alle radio), hanno ora come alternativa anche l’audio advertising.

Sono, in particolar modo, i servizi di streaming ad aver attirato l’attenzione del pubblico, come confermato da una recente ricerca avente come riferimento il pubblico statunitense. Una percentuale di poco inferiore al 68% degli intervistati dichiara interessante, al momento di prendere una decisione in merito ad un acquisto programmatico, quanto proposto dai servizi di streaming musicale; seguono i podcast e i canali musicali cosiddetti “mono-genere”.

Il successo dello streaming freemium

Le piattaforme dedicate allo streaming stanno riscuotendo un successo crescente grazie alla formula utilizzata, che garantisce agli utenti l’accesso istantaneo ad un catalogo ampissimo, all’interno del quale è possibile trovare milioni di brani. Ad esempio, Spotify ed altre piattaforme basano il proprio funzionamento sul “freemium” (termine nato dalla fusione delle parole “free” e “premium”), un modello che affianca ad una versione gratuita del prodotto una seconda versione, completa a pagamento. Parte degli investimenti nel Freemium sono assicurati dall’advertising.
Lo stesso advertising rappresenta una scelta vantaggiosa per quelle aziende alla ricerca di una soluzione idonea a posizionare il proprio brand sul web.

Perché investire sull’audio advertising

Tra i punti di forza dell’audio advertising rientra sicuramente il fatto di avere a disposizione un numero di potenziali clienti in continua crescita. Inoltre, gli utenti abituati ad utilizzare le piattaforme di streaming nel corso delle proprie giornate sono in gran parte giovani. Proprio per questo sono più disposti ad ascoltare i messaggi pubblicitari e, allo stesso tempo, maggiormente propensi all’acquisto, soprattutto nei confronti di prodotti innovativi e ad elevato contenuto tecnologico.
Altro aspetto da non sottovalutare è la possibilità, per le aziende, di usufruire di strumenti programmatici. Sono le tecnologie di automatizzazione a consentire pianificazioni “data-driven”. Questo significa poter progettare campagne di audio advertising non solo tenendo conto dei contenuti, ma anche di fattori quali localizzazione geografica e tipologia di pubblico. Merita anche di essere ricordato come l’audio advertising si dimostri efficace senza risultare intrusivo, oltre ad essere al riparo da possibili frodi.

La scelta di Spotify

Spotify, analizzati i primi ottimi risultati ottenuti, ha rilasciato un’offerta di compravendita, di pubblicità automatizzata, siglando diverse partnership (ad esempio con AppNexus e Rubicon Project). Tali forme di collaborazione mirano a rendere più veloce l’acquisto degli spazi audio mobile, che può avvenire in real time. Inoltre, le campagne audio possono beneficiare di un’elevata personalizzazione, tenendo conto di elementi quali dati di “log-in” e abitudini d’ascolto.